Il 5 marzo, il Tribunale di Roma ha emesso una sentenza di otto mesi con la condizionale nei confronti di Davide Nensi, un 24enne trevigiano residente a Carbonera. L’accusa riguardava un atto simbolico compiuto il 2 gennaio insieme a due compagni, Laura Paracini di 27 anni di Roma e Alessandro Salis di 20 anni di Viareggio, che consisteva nel lanciare pittura arancione lavabile sui muri esterni di Palazzo Madama, la sede del Senato italiano. Questo gesto simbolico mirava a protestare contro il “collasso climatico”.
di Francesco Catania
Il processo ha concluso con la condanna per imbrattamento e danneggiamento aggravato, ma con benefici legati al pagamento di una provvisionale di 60 mila euro. Il giudice ha subordinato la concessione del beneficio al versamento della somma alle parti offese, ovvero il Senato e il Comune di Roma. Nonostante la richiesta della Procura capitolina di un anno di reclusione senza la sospensione, la difesa, assistita dall’avvocato Cesare Antetomaso, ha ottenuto l’attenuante per aver agito per una causa di alto significato morale.
Il gesto di Davide Nensi e dei suoi compagni era stato un atto di protesta pacifico contro le politiche ambientali ritenute inadeguate. Il 3 gennaio, i tre attivisti erano stati arrestati dopo aver gettato la vernice sui muri del Senato. Nonostante il danno minimo e la natura dimostrativa dell’atto, il giudice ha emesso la condanna, e la difesa ha annunciato il ricorso in Appello.
Davide Nensi, un ex liceale al Leonardo da Vinci e studente di Astronomia a Padova per tre anni, ha scelto una vita dedicata all’attivismo ambientale, non sempre sostenuta dalla sua famiglia. Nonostante le divergenze, i genitori di Nensi lo hanno sempre sostenuto in questa lotta che lui vive come una questione di vita o morte. Nensi ha dichiarato che non intende pagare la provvisionale imposta dal giudice, considerandola ingiusta per un gesto puramente dimostrativo che non ha interrotto i lavori dell’Aula e la pittura era completamente lavabile. Vivendo con il minimo indispensabile grazie alle donazioni ricevute da Ultima Generazione, l’organizzazione ambientalista di cui fa parte, Nensi considera il rifiuto di pagare la provvisionale una questione di principio più che economica.