Il 74enne Sergio De Zen, ex operaio, è al centro di un dramma familiare avvenuto il 24 settembre a Maser, quando accoltellò la moglie Manuela Bittante, colpita da un grave ictus. La figlia Aurora, sospettosa del padre, aveva inizialmente cercato un accordo, rinunciando all’eredità e chiedendo una parte consistente della pensione. Tuttavia, la nomina di un amministratore di sostegno ha complicato la situazione, impedendo all’uomo di prendere decisioni finanziarie autonome. L’incidente di perizia psichiatrica, previsto per il 1 marzo, è cruciale per comprendere la condizione mentale di De Zen al momento del delitto.
di Francesco Catania
Nel frattempo, Aurora, difesa dall’avvocato Paolo Pastre, sta considerando di chiedere un risarcimento per la morte della madre. Nel suo atto d’accusa, ha dipinto il padre come un “padre padrone” responsabile di maltrattamenti psicologici nei confronti di madre e figlia. La perizia precedente ha indicato che De Zen è in grado di intendere e volere, nonostante le difficoltà causate dalle condizioni cliniche della moglie. La figlia e il padre sembravano aver raggiunto un accordo prima del processo, con la rinuncia all’eredità e il versamento di una parte della pensione. Tuttavia, l’intervento dell’amministratore di sostegno ha creato ostacoli, bloccando le decisioni finanziarie di De Zen. Il dramma continua, gettando luce su una complessa dinamica familiare segnata da tragedie e liti.
