“Ho visto Bedri Jakupi coperto di sangue, con la testa divisa in due. L’ho portato via e l’ho condotto a casa di Afrim Manxhuka.” Queste parole hanno fatto sì che Arton Gjokaj, un kosovaro di 45 anni che avrebbe dovuto fare da mediatore nella disputa tra due clan, passasse da testimone a imputato.
di Daniele Hemmanuel Pitzalis
Il presidente della Corte d’Appello, dove si sta svolgendo il processo per l’omicidio di Ragip Kolgeci, un kosovaro di 52 anni assassinato la sera del 12 ottobre 2022 a Fiera, davanti al bar “La Musa” in viale IV Novembre, ha deciso che Gjokaj dovrà rispondere del reato di favoreggiamento nell’omicidio e nel tentato omicidio del figlio della vittima, Kastiot, e del nipote Clirim.
Questo è il punto di svolta nel processo che vede coinvolte 10 persone, tra cui Afrim Manxhuka, di 52 anni, e il nipote Valmir Gashi, di 33. Manxhuka è accusato di aver inflitto la coltellata mortale a Ragip Kolgeci, recidendogli l’arteria femorale, mentre Gashi avrebbe colpito la vittima con un oggetto metallico, frantumandogli il cranio.
Gjokaj era giunto in Tribunale per testimoniare sulle circostanze che avevano portato allo scontro tra i due gruppi. Al centro della disputa vi era un debito di 500 euro che Kastiot Kolgeci, assistito dall’avvocato Fabio Crea insieme alla madre e alle tre sorelle, reclamava da uno degli indagati, protetto da Manxhuka. Inoltre, c’era la questione di un aborto subito dalla figlia di Ragip, costretta dal fidanzato in Kosovo. Il giovane era stato aggredito dal fratello della ragazza, e due mesi dopo si era vendicato facendo visita a Ragip Kolgeci, che lavorava in un bar nel suo paese d’origine. L’ex fidanzato aveva poi contattato Manxhuka, promettendogli denaro se avesse reso Kastiot disabile. Tuttavia, Manxhuka rifiutò l’offerta dopo aver scoperto che lui e Kastiot avevano diverse amicizie in comune.
Il giorno dell’omicidio, i due clan si erano incontrati a casa di Manxhuka per cercare una soluzione pacifica alla lite, secondo le regole del Kanun, un antico codice consuetudinario. “A un certo punto,” racconta Gjokaj, “i Kolgeci se ne andarono dall’incontro, sostenendo che l’altro clan doveva porgere loro delle scuse.”
“La stessa sera, ero uscito per mangiare,” continua Gjokaj, “e passando casualmente davanti al bar ‘La Musa’, ho visto la rissa. Ragip era probabilmente già morto: ho visto Afrim coperto di sangue e Bedri Jakupi con la testa aperta da un colpo. Ho cercato di fermare l’emorragia e l’ho portato in macchina a casa di Manxhuka.” Da lì, Jakupi e Manxhuka sarebbero andati all’ospedale di Oderzo per farsi curare le ferite.
Last modified: Maggio 31, 2024