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“Pull My Daisy”: un treno di pensieri che batte sulla macchina da scrivere a ritmo di bebop

“Pull My Daisy” è intriso di un’atmosfera di libertà e anticonformismo, rappresentando un momento cruciale nella storia culturale americana. L’opera manifesta la spontaneità tipica della Beat Generation, cercando di sfidare le convenzioni e di catturare l’essenza della vita vissuta al di fuori delle norme sociali.

Beat: la pulsazione, il battito. Il suono distintivo di un vecchio treno di pensieri che scorrono sulla tastiera di una macchina da scrivere: prima il ritmo, poi l’idea prende forma in frasi. Questa è la scrittura che flirta con il bebop, la sua influenza musicale, il gusto per l’improvvisazione. “Pull My Daisy”, privo di dialoghi e presentato nella rassegna New York Stories, si avventura completamente nella voce fuori campo di Kerouac.

di Francesco Catania

Il film si apre con una voce fuori campo di Kerouac che legge una poesia introduttiva, enfatizzando l’improvvisazione e il carattere non conformista del racconto. La trama ruota attorno a un incontro casuale di un gruppo di artisti e bohémien nella casa di Neal Cassady e Carolyn. La presenza di Allen Ginsberg, Gregory Corso, e altri protagonisti della scena beat conferisce al film un’autenticità straordinaria. La scelta di privilegiare l’improvvisazione nelle interazioni tra i personaggi sottolinea ulteriormente il desiderio di esplorare nuove modalità di espressione.

Questo film si basa sul ritmo del battito di una generazione, un ritmo che è pietra miliare nel cinema beat.

Il titolo stesso, “Pull My Daisy”, evoca un senso di gioco e libertà, suggerendo l’invito a esplorare e mettere alla prova le convenzioni. Questa apertura alla sperimentazione è intrinseca al movimento beat, che cerca di ridefinire il concetto di arte e di sfidare il conformismo della società dell’epoca.

Il contesto socio-culturale degli anni ’50 negli Stati Uniti fu caratterizzato dalla crescente conformità e dal conformismo. In questo scenario, i poeti della Beat Generation, tra cui Ferlinghetti, Ginsberg e Corso, si erano distinti per la loro volontà di ribellarsi alle norme e di esplorare nuovi orizzonti artistici e esistenziali.

Pull my daisy del 1959, con Allen Ginsberg, Gregory Corso e Neal Cassady

“Pull My Daisy” si colloca in questo contesto culturale e sociale, riaffermando il desiderio di esplorare la vita al di fuori delle aspettative tradizionali. La scelta di Robert Frank e Alfred Leslie di adottare uno stile documentaristico, utilizzando una cinepresa 16mm, contribuisce a creare un’atmosfera di autenticità, rinforzando il legame tra il cinema e la letteratura beat.

Il film, prodotto da Robert Frank e Alfred Leslie, è un tentativo audace di tradurre la poetica beat dalla pagina alla pellicola, coinvolgendo quattro luminari della scena letteraria: Jack Kerouac, Allen Ginsberg, Gregory Corso e Peter Orlovsky. La pellicola assume una dimensione straordinaria, poiché non solo è una rappresentazione visiva delle opere di questi autori, ma cerca di catturare l’essenza stessa del movimento beat.

Un tema centrale nel film è la rottura degli schemi tradizionali, sia letterari che sociali, espressa e amplificata attraverso contrasti. La narrazione si svolge tra la famiglia tradizionale del vescovo e i “buoni cattivi ragazzi” che divertono casa sua. Le inquadrature, pur essendo principalmente fisse, sono animate da un montaggio che gioca con l’estremizzazione dei movimenti interni. La scelta di ambientare il film in un interno, nonostante la notoria tendenza dei beat alla dromomania, è ironica, ma mira anche a criticare il cinema d’azione commerciale e la sua presunta verosimiglianza.

“Pull My Daisy” esplora il rapporto tra movimento e immobilità in modo critico, in contrasto con il cinema d’azione dominante. La colonna sonora, creata da David Amram, alterna sonorità classiche a sequenze decisamente jazz, con il sassofono a farla da protagonista. Questa colonna sonora diventa parte integrante del balletto di estremi che caratterizza il film.

Il termine “beat” si riflette non solo nella musica ma anche nell’atteggiamento contemplativo del film. Il misticismo permea la sceneggiatura con domande quasi zen (“Il baseball è sacro?”), e la limitazione dei movimenti della macchina da presa offre un approccio quasi meditativo, un’indagine della coscienza.

La capacità di “Pull My Daisy” di conservare il sapore dell’improvvisazione è straordinaria. Sebbene Alfred Leslie abbia ammesso una pianificazione dettagliata degli aspetti tecnici, la spontaneità e l’impressione del momento sono ciò che emerge nella pellicola. Questo è il rispetto per il “first thought, best thought” di Kerouac, una rappresentazione cinematografica che conserva l’essenza dell’anima beat.

Il film ha influenzato anche altre forme artistiche, come la musica e la letteratura, ispirando artisti che cercavano di catturare la stessa spontaneità e ribellione nella loro opera. La fusione di immagini, parole e suoni in “Pull My Daisy” rappresenta una sintesi dei principi fondamentali della Beat Generation, confermando la risonanza duratura del movimento.

Il cortometraggio integrale del film può essere visto su youtube all’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=_12rctV5Z84

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Last modified: Febbraio 22, 2024
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