Il capitolo si è chiuso per Gabriella Genio, ex dipendente dell’ufficio anagrafe del Comune di Spresiano, la cui sentenza di primo grado l’ha condannata a un anno e sei mesi di reclusione. L’accusa principale? Accesso abusivo al sistema informatico dell’ente. Questo verdetto si aggiunge a una precedente sentenza passata in giudicato, in cui Genio è stata condannata a due anni e tre mesi di reclusione per truffa e peculato.
La storia inizia nel maggio del 2014, quando i carabinieri fecero irruzione sia nella residenza di Gabriella Genio che negli uffici dell’ufficio anagrafe. La funzionaria si trovava al centro di una vicenda intricata, accusata di un doppio gioco. Da un lato, si sarebbe fatta consegnare denaro per l’acquisto di marche da bollo, trattenendo per sé il denaro senza concludere la transazione correttamente. Dall’altro lato, una violazione dei dati anagrafici di circa 180 cittadini è emersa quando, trasferita in un altro ufficio del Comune, avrebbe acceduto al sistema informatico per acquisire informazioni sensibili.
di Francesco Catania
La sentenza emessa ha riconosciuto la colpevolezza di Genio, imponendo un anno e sei mesi di reclusione, accompagnato dalla liquidazione del danno civile, il cui ammontare sarà valutato da un giudice civile. Il reato di accesso abusivo al sistema informatico è un aspetto sempre più rilevante in un’era in cui la sicurezza dei dati è cruciale.
Genio, dopo il passaggio in giudicato della prima sentenza, era stata licenziata, ma la sua vicenda non si è conclusa lì. Sostenendo di aver agito nel tentativo di difendersi dalle accuse principali, Genio aveva giustificato il suo accesso ai dati anagrafici come un mezzo per dimostrare l’assenza di prove materiali sugli atti formati per i cittadini ignari. Alcuni di questi cittadini avevano lamentato problemi nell’iscrizione anagrafica dei loro figli, portando la Genio a giustificare il suo operato.
La difesa, rappresentata dall’avvocato Cristiano Biadene, ha annunciato l’intenzione di presentare ricorso in Appello contro la sentenza di primo grado. La vicenda di Gabriella Genio sottolinea la complessità delle questioni legate all’accesso ai dati e il bilanciamento tra il diritto alla privacy e la sicurezza delle informazioni pubbliche.