Treviso, 15 maggio 2024 – Era il 3 novembre 2013 quando, nella notte, si consumò un furto ai danni di una gioielleria di Treviso in strada San Zeno. La vittima, il proprietario 69enne dell’attività, non si accorse di nulla perché, stordito da un sonnifero messo nel drink dalla sua compagna, C.A.D., 47enne romena, cadde in un sonno profondo.
di Daniele Hemmanuel Pitzalis
Approfittando della situazione, la donna, insieme a due suoi familiari, un 49enne e una 30enne, disattivò l’allarme del negozio con il telecomando in loro possesso, aprì la cassaforte con le chiavi rubate e trafugarono gioielli e oggetti in oro per un valore di circa 30mila euro.
Il furto fu scoperto solo successivamente dal proprietario quando, notando la cassaforte vuota, iniziò a nutrire sospetti sulla compagna, molto più giovane di lui. I sospetti si rivelarono fondati: le indagini, con l’ausilio delle riprese delle telecamere di sorveglianza, ricostruirono l’accaduto e smascherarono il piano della donna e dei suoi complici.
C.A.D. ora è imputata per rapina aggravata insieme al 49enne, mentre il 30enne è irreperibile e per lui è stato dichiarato il non doversi procedere. Il processo, iniziato a maggio 2024 dopo 11 anni a causa di rinvii legati al covid e a un infortunio del giudice, è stato aggiornato al prossimo giugno.
Il movente del furto pare sia stato economico. C.A.D., che in passato avrebbe lavorato anche come “sex worker”, secondo l’accusa, avrebbe architettato il furto per impossessarsi dei gioielli del compagno e risolvere i suoi problemi finanziari.
Last modified: Maggio 15, 2024