Una donna che nelle scorse settimane ha denunciato di essere stata perseguitata dall’ex compagno, vive con apprensione l’attesa del processo a suo carico (previsto per il 16 maggio) e teme per la sua incolumità. La ragione? Il malfunzionamento del “mobile angel”, un dispositivo che dovrebbe avvisarla se l’uomo si avvicina a lei a meno di 500 metri.
di Daniele Hemmanuel Pitzalis
L’uomo, un 40enne residente in città, è sottoposto alla misura cautelare del divieto di avvicinamento alla donna e alla sua abitazione. Da una settimana è inoltre obbligato a indossare un braccialetto elettronico per monitorare i suoi spostamenti. La donna, invece, è stata dotata di un dispositivo collegato al GPS che, oltre a segnalare eventuali violazioni del divieto di avvicinamento, le permette di allertare le forze dell’ordine.
Tuttavia, la donna lamenta il malfunzionamento del dispositivo: “È una vera e propria guerra – ha dichiarato la 40enne – questa settimana ho dovuto ricaricarlo continuamente perché si scarica in fretta, mi notifica quando la batteria è sotto il 10%, ho ricevuto segnali anomali e, domenica scorsa, l’allarme non è scattato quando l’imputato ha violato il divieto di avvicinamento, costringendo i carabinieri a contattarmi per verificare le mie condizioni”.
I Carabinieri, informati del problema, hanno subito attivato le procedure per risolverlo. Hanno contattato Fastweb, la società che gestisce la connessione che attiva il dispositivo, per verificare la copertura di rete e intervenire in caso di problemi.
Tuttavia, la donna non nasconde la sua frustrazione: “È una situazione assurda che non tutela le vittime di stalking”, ha affermato in attesa dell’appuntamento con i tecnici fissato per lunedì 6 aprile.
Il Comando Carabinieri, dal canto suo, rassicura che la situazione è sotto costante monitoraggio, non solo per quanto riguarda gli spostamenti della donna, ma anche quelli dell’uomo, che è a sua volta sottoposto al controllo del braccialetto elettronico.
Last modified: Maggio 5, 2024
