Treviso – Si chiama Laura Vettor, 31 anni, originaria di Treviso e specializzanda in ginecologia e ostetricia all’Università di Padova. Dal 18 marzo trascorrerà un periodo di 6 mesi nell’Ospedale di Matany, grazie al progetto Jpo (Junior Project Officer) che
di Domizia Di Crocco
permette agli specializzandi di fare un’esperienza in Africa, riconosciuta nel loro percorso formativo di giovani medici.
Cuamm opera in Uganda dal 1958 e nel 2022 ha supportato 422 strutture sanitarie con oltre 135 operatori, soprattutto locali. L’ospedale di Matany, a nord-est della capitale Kampala, ha 250 posti letto e offre servizi a una popolazione di 1.400.000 abitanti, è stato aperto nel 1970 e da allora il Cuamm è presente per garantire la formazione del personale sanitario locale e l’assistenza medica e pediatrica della popolazione del distretto di Napak, nella regione della Karamoja.
Gli effetti della grave crisi globale che stiamo vivendo, cambiamenti climatici, la speculazione energetica, le tante altre guerre dimenticate, hanno conseguenze drammatiche in Africa: i prezzi dei beni primari e di base sono aumentati in modo vertiginoso, dal costo della farina e del latte a quello del carburante. I sistemi sanitari stanno tornando indietro di 10 anni.
La sfida è restare accanto alla popolazione africana nelle sue battaglie quotidiane, che diventano ogni giorno sempre più grandi. Per questo, per Medici con l’Africa Cuamm è ancora più importante dare continuità ai progetti e fornire assistenza sanitaria a chi ha più bisogno.
Da sempre ho il desiderio di partire e credo che questa opportunità mi darà una forza diversa nell’affrontare il mio lavoro – dice Laura -. A volte in Italia si rischia di perdere l’entusiasmo per la professione medica a causa dei tanti protocolli di apprendimento e dell’eccessiva burocrazia. Si rischia di perdere di vista il motivo profondo per il quale abbiamo scelto questo lavoro. Penso che questo periodo in Africa possa permettermi di raggiungere una consapevolezza maggiore e più completa sul mio essere medico. Senza dubbio la lingua e le differenze culturali renderanno la relazione con il paziente più complessa – continua Laura -. Parto con tanta curiosità, con “una pagina bianca” da cominciare a scrivere una volta arrivata in Uganda( Fonte Treviso notizie)